Renato Guttuso 

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Renato Guttuso, all'anagrafe Aldo Renato Guttuso nasce a Bagheria in provincia di Palermo il 26 dicembre 1911 ,figlio di Gioacchino, agrimensore e acquerellista dilettante, e di Giuseppina d'Amico ,il piccolo Renato manifestò precocemente la sua predisposizione alla pittura. Influenzato dall'hobby del padre e dalla frequentazione dello studio de...

Renato Guttuso, all'anagrafe Aldo Renato Guttuso nasce a Bagheria in provincia di Palermo il 26 dicembre 1911 ,figlio di Gioacchino, agrimensore e acquerellista dilettante, e di Giuseppina d'Amico ,il piccolo Renato manifestò precocemente la sua predisposizione alla pittura. Influenzato dall'hobby del padre e dalla frequentazione dello studio del pittore Domenico Quattrociocchi nonché della bottega del pittore di carri Emilio Murdolo, il giovane Renato iniziò appena tredicenne a datare e firmare i propri quadri. Si trattava per lo più di copie (paesaggisti siciliani dell'Ottocento ma anche pittori francesi come Millet o artisti contemporanei come Carrà), ma non mancavano ritratti originali. Nel 1928, appena diciassettenne partecipa alla sua prima mostra collettiva a Palermo. La sua arte, legata all'espressionismo, fu caratterizzata anche dal forte impegno sociale, che lo portò anche all'esperienza politica come senatore del Partito Comunista Italiano per due legislature, durante la segreteria di Enrico Berlinguer. L'adolescenza borghese fu fitta di stimoli per il futuro pittore. Il giovane Guttuso abitava in una casa vicino alle ville Valguarnera e Palagonia, delle quali ritrasse poi particolari in quadri successivi e s'ispirava agli scogli dell'Aspra; tra le gite al mare e i primi amori visse tutta la crisi siciliana del primo dopoguerra . La sua formazione si modellò sulle correnti figurative europee, da Courbet a Van Gogh a Picasso e lo portò a Milano e a viaggiare per l'Europa. Nel suo espressionismo si fecero via via sempre più forti i motivi siciliani quali i rigogliosi limoneti, l'ulivo saraceno, il Palinuro, tra mito e solitudine isolana .Tornato a Palermo, aprì uno studio in Corso Pisani e con la pittrice Lia Pasqualino Noto e gli scultori Giovanni Barbera e Nino Franchina formò il "Gruppo dei Quattro". Rifiutato ogni canone accademico, con le figure libere nello spazio o la ricerca del puro senso del colore, Guttuso s'inserì nel movimento artistico "Corrente", che con atteggiamenti scapigliati s'opponeva alla cultura ufficiale e denotava una forte opposizione antifascista nelle scelte tematiche negli anni della guerra di Spagna e che prepararono la seconda guerra mondiale.Strinse amicizia con Antonello Trombadori, giovane critico d'arte, figlio del pittore Francesco Trombadori, e iniziò un sodalizio intellettuale e politico che lo accompagnò poi per tutta la vita. Il dipinto che gli diede la fama, fra mille polemiche da parte anche del clero e del fascio, poiché sotto il soggetto sacro denunziava gli orrori della guerra, fu La Crocifissione. Di esso Guttuso ha scritto nel suo Diario che è «...il simbolo di tutti coloro che subiscono oltraggio, carcere, supplizio per le loro idee» con il quale al Premio Bergamo siglava la sua nuova stagione. Nel 1940 s'iscrisse al Partito Comunista d'Italia clandestino. In futuro disegnerà il simbolo del rinato Partito Comunista Italiano, utilizzato fino al suo scioglimento nel 1991, collaborando anche con la rivista Il Calendario del Popolo. L'artista non cesserà mai di lavorare in anni difficili come quelli della guerra ed alternava, specie nelle nature morte, gli oggetti delle case umili della sua terra, a squarci di paesaggio del golfo di Palermo a una collezione di disegni intitolata Massacri, che circolarono clandestinamente, dato che ritraevano le repressioni naziste, come quello dedicato alle Fosse Ardeatine. Non poche sono le opere che riguardano l’universo femminile, in particolar modo i dipinti dedicati alla moglie Mimise (Maria Luisa Dotti) sposata nel 1947 ha accompagnato la sua esistenza, anche quando è ancora povero e sconosciuto. La relazione con Marta Marzotto, pur essendo durata molti anni, viene cancellata definitivamente dalla vita del pittore, dopo la morte della moglie,solo Mimise può essere considerata la donna più importante della vita di Guttuso. Nella sua vasta produzione è d’obbligo ricordare “I funerali di Togliatti“, opera composta da quattro pannelli di compensato, in cui l’artista ci immerge nel corteo funebre del noto politico. Centoquarantaquattro ritratti a matita dei principali esponenti del movimento progressista internazionale (da Vittorini a Gramsci, da Lenin a Neruda) appaiono nel famoso murale in cui si muovono le bandiere rosse tra i visi affranti di coloro che avevano ammirato tale personaggio storico. L’opera diventerà il Manifesto del Partito Comunista Italiano. Un’altra sua opera molto famosa è “La Vuccirìa“, realizzata dall’artista nel 1974. Il dipinto conferma il crudo realismo e il senso del colore del pittore che mostra le carni esposte nel famoso mercato palermitano. L’impatto, come succede in quasi tutti i suoi dipinti, è piuttosto traumatico, ma ben rende quell’aspetto arabeggiante insito nella cultura siciliana, contornata dalle grida e dalle cantilene dei venditori dell’antico mercato. Così commenta lo stesso autore del dipinto: «non è una immagine e neppure una serie di immagini. È una sintesi di elementi oggettivi, definibili, di code e persone: una grande natura morta con in mezzo un cunicolo entro cui la gente scorre e si incontra». Muore a Roma il 18 Gennaio 1987 lasciando alla sua città natale molte opere che sono raccolte nel museo di Villa Cattolica a Bagheria.

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