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Odo Camillo Turrininasce il 16 luglio 1954 in un piccolo borgo collocato sulle colline modenesi, Gombola di Polinago. Concluso il periodo di studi tecnici a Modena, entra subito in contatto con la realtà ceramica del territorio e ne fa il suo punto di riferimento, che, nel tempo, si trasforma in una vera e propria vocazione artistica personale. ...
Odo Camillo Turrininasce il 16 luglio 1954 in un piccolo borgo collocato sulle colline modenesi, Gombola di Polinago. Concluso il periodo di studi tecnici a Modena, entra subito in contatto con la realtà ceramica del territorio e ne fa il suo punto di riferimento, che, nel tempo, si trasforma in una vera e propria vocazione artistica personale. Il comprensorio sassolese è il fertile terreno che sviluppa in questo scultore le tecniche applicative e amanuensi, gli accorgimenti estetici e l’estro originale. Inizialmente socio imprenditore, poi professionista creativo all’interno di un’azienda in cui svolge mansioni direttive di sviluppo e progettazione di pezzi speciali con la tecnica del Terzo Fuoco, Turrini opera per molto tempo al fianco di numerosi maestri del settore e vive il suo lavoro come una sorta di continua ricerca. Questo il motivo che lo spinge, oltre dieci anni fa, a decidere di esternare la sua genialità e a sviluppare a tempo pieno la sua inclinazione all’arte e la sua evidente manualità. Sfruttando gli spazi del laboratorio creativo di Castellarano (Re), l’artista, spronato anche dal maestro Azeglio Babbini, inizia così a plasmare, anno dopo anno, una nuova figura di scultore, tradizionale e moderno al tempo stesso. Un percorso naturale, quanto inevitabile.
Le doti naturali di Turrini si affinano nel tempo, attraverso lo studio e l’esperienza. Diversi sono i contatti che l’autore ha con le più importanti scuole italiane di ceramica, tra le quali Faenza, Vietri, Caltagirone, Montelupo Fiorentino e Deruta. Gradualmente, dal connubio tra tecnica manuale ed espressività estetica, si sviluppa il suo stile, dapprima figurativo, poi, via via, più astratto.
Il 2004 è l’anno che vede lo scultore dare il via al suo percorso pubblico. Turrini inizia ad esporre le sue opere d’arte, partecipa a numerosi eventi pubblici e organizza personali e mostre collettive, dapprima in Emilia-Romagna, quindi in gallerie e sedi istituzionali collocate in Italia e non (Roma, Verona, Udine, Trento, Ferrara, Como, Firenze, Parma, San Marino).
A caratterizzare l’artista è la padronanza di diverse tecniche ceramiche: da quelle adoperanti colori sopra smalto fino all’antica e ricercata tecnica Raku, importata dal Giappone nel secolo scorso, attraverso la quale, grazie alla maestria di Turrini, al tipo di argilla utilizzato e all’elaborato processo di cottura e riduzione di ogni scultura, ciascun colore subisce variazioni cromatiche uniche e irripetibili, contribuendo a originare creazioni che lasciano meravigliato qualunque osservatore. In genere Turrini esegue pochi disegni, lavorando direttamente al bozzetto in creta: l’idea iniziale, l’intima immagine dal quale scaturisce ogni opera, infatti, prende vita dalle mani dello scultore in modo quasi immediato, istintivo. La terra, nella semplicità e nella povertà della propria essenza, diventa per Turrini il completamento di un passaggio artistico assai noto: il dialogo visibile nella materia trasformata; l’argilla, tra le sue dita, si anima di infinite possibilità, restituendo in modo tangibile frammenti del mondo che egli percepisce. L’interesse dell’autore è catturato dal profondo mistero della vita dell’uomo, nelle sue sofferenze e nelle sue trasformazioni ed evoluzioni.
Un concetto intimistico, più che materico, sta alla base del messaggio che Turrini riversa nella scultura,lasciando ogni interrogativo e ogni risposta alla parte più vera e profonda di noi stessi.
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